Il principio basilare della Psicoterapia cognitivo-comportamentale afferma che le emozioni e i comportamenti delle persone sono influenzati da ciò che essi pensano e da come interpretano la realtà. Pertanto, è possibile affermare che non è la situazione a determinare in maniera diretta gli stati d’animo e le reazioni comportamentali, ma piuttosto il modo in cui la situazione stessa è percepita e considerata dalla persona.
Due persone che vivono uno stesso evento possono provare emozioni differenti e di diversa intensità. Ciò che determina tale discrepanza è come essi percepiscono la situazione, cosa pensano e cosa dicono a se stessi. Se il pensiero è di tipo catastrofico e assolutistico (È terribile quello che è successo. Non potrò mai più rimediare. Capita sempre a me), allora l’individuo probabilmente sperimenterà un’intensa tristezza o ansia o rabbia. Se invece il pensiero è più realistico e razionale (È spiacevole ciò che è accaduto, ma non è la fine del mondo), è più facile che lo stato emotivo sia migliore.
La tendenza a interpretare in uno specifico modo gli eventi è in relazione a delle convinzioni derivate dalle esperienze del passato, in genere dell’infanzia e dell’adolescenza. Quando le convinzioni sono particolarmente irrealistiche e rigide, possono essere alla base di vere psicopatologie.
La Psicoterapia cognitivo-comportamentale aiuta la persona a diventare consapevole delle proprie modalità di pensiero e di modificarle sostituendole con convinzioni più realistiche e funzionali. Allo stesso tempo, agisce modificando quei comportamenti che contribuiscono a mantenere il problema. Tutto ciò determinerà nuovi punti di vista, stati emotivi non patologici e stili di comportamento più funzionali e adeguati alle situazioni.